ALLA CHIARA LUZZITELLI Adobe Creative Collective

Adobe Creative Collective

Alla Chiara Luzzitelli è un’artista versatile che vive a Torino. Spaziando senza difficoltà dalla fotografia alla scrittura di canzoni e al cinema, crea opere artistiche che catturano con grazia momenti di introspezione e fugacità. 

Cosi’ adobe definisce la talentuosa fotografa del nostro team!

Qui l’intervista di Adobe  che potete trovare integralmente sul sito Adobe Creative Collective

 

E a questo link il suo primo tutorial

 

Quando hai iniziato a interessarti alla fotografia? Raccontaci il tuo percorso.

Ho iniziato a fare foto a 14 anni per dare sfogo ai miei pensieri e rappresentare visivamente quello che vedevo e sentivo. All’inizio ho sperimentato con gli autoritratti come mezzo per capire me stessa.

 

La mia prima mostra si è tenuta lo stesso anno a Torino, dove vivo tuttora. Il titolo era “Come le persone non vorrebbero mai mostrarsi”. Nel progetto c’erano dieci ritratti di persone che non conoscevo. Volevo esporre il loro lato più delicato. È stato il mio primo progetto carico di un certo peso emotivo. Durante la mostra ho stretto molte nuove relazioni e sono riuscita a partecipare alla Biennale di Genova, dove ho vinto il premio come miglior artista emergente.

 

A 17 anni ho iniziato a lavorare a editoriali di moda a Milano. All’inizio è stato difficile trovare una sintonia con quel mondo: è un lavoro molto diverso rispetto alla creazione di progetti personali. Ho dovuto cercare di coniugare il mio stile con le esigenze del settore. Lavoro tuttora a Milano con diverse agenzie e designer, ma in futuro vorrei concentrarmi solo sulla mia visione e sulle mie idee e lavorare a progetti cinematografici, fotografici e di scrittura.

 

Nel 2019 ho iniziato a studiare cinema a Torino e ho realizzato il mio primo cortometraggio in stile autoritratto: “Tre atti per due fiori”. È stato un progetto molto importante, mi è sembrato di avere a che fare con qualcosa di più grande di me. Avevo paura di renderlo pubblico, ma alla fine il bisogno di esprimere quella parte di me ha prevalso.

 

Nel 2020 ho creato il mio primo cortometraggio musicale, “Procedura di liberazione”, incentrato su adattamenti delle mie poesie. Per questo progetto ho collaborato con il compositore italiano Mattia Vlad Morleo. Abbiamo parlato di silenzio, del passare del tempo e della ricerca di libertà. Il film è stato selezionato per quattro festival e sarà mostrato anche alla Biennale di Firenze, a ottobre 2021, nella categoria Video arte. Non è stato facile realizzarlo, in quanto avevamo a disposizione solo l’attrezzatura essenziale: un gimbal e un iPhone.

Qual è la tua fotocamera a pellicola preferita?

In realtà non ho una fotocamera preferita. In genere preferisco le compatte, come la mia Fujifilm x100, che ho utilizzato per realizzare “Tre atti per due fiori” e molti altri progetti. O la Lumix G, che uso ogni giorno per scattare ritratti. Queste sono quelle che uso di più.

 

Il tuo approccio alla fotografia ha un che di cinematografico. Da dove trai ispirazione? 

Principalmente dai ricordi, dai desideri e dalla natura, che è fondamentale per me. Spesso mi rifugio nella mia casa di campagna dove creo o produco. La natura che mi circonda mi aiuta a capire i silenzi e molti piccoli momenti della vita quotidiana, e questo non è possibile in città.

 

Spazi frequentemente tra vari mezzi, passando dai film alla scrittura e alla musica. Anche il tuo processo creativo cambia?

Il mio approccio è diverso per ciascun mezzo. In un certo senso, la scrittura è alla base delle altre tecniche artistiche che uso. Scrivo molti dei miei pensieri: a volte rimangono in forma scritta e altre diventano immagini o musica. La fotografia è diventata quasi un automatismo, mentre la scrittura e la musica sono nuovi mondi ancora da esplorare. Quando scrivo musica, cerco di farlo come se stessi spiegando a qualcuno i miei pensieri. Nei miei film, voglio mostrare ciò che non è visibile, ovvero l’aspetto emotivo dell’esistenza umana. Cerco di dare molto spazio a momenti che possono sembrare, a prima vista, noiosi, ma che in realtà celano emozioni profonde.

 

Che consigli daresti agli aspiranti fotografi? 

Consiglierei di concretizzare le idee prima che svaniscano. A volte sono effimere, quindi quando si ha un’ispirazione bisogna coglierla, buttarsi e sperimentare. Non bisogna temere di non essere all’altezza, perché se si ha il desiderio e il bisogno di raccontare una storia, facendolo si impara qualcosa di nuovo. È essenziale non tirarsi indietro di fronte alla propria curiosità.

Parlaci del tuo attuale fotografo o regista preferito.

Per motivi di studio guardo film italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Sono affascinata dalla poetica di Vittorio De Sica e Zavattini e dalla loro capacità di rendere interessanti, sullo schermo, anche le persone più ordinarie. Mi appassiona anche il cinema della Nouvelle vague francese, in particolare Godard. Penso che il cinema attuale debba sperimentare di più e cambiare gli schemi narrativi, quindi non ho preferenze per quanto riguarda il panorama contemporaneo.

 

Qual è il progetto dei tuoi sogni? Qualcosa che non hai ancora fatto. 

Il progetto dei miei sogni è realizzare un film sul mio passato in Russia: è una storia che ho voglia di raccontare. Un altro sogno nel cassetto sarebbe la pubblicazione di alcune mie produzioni musicali, che combinano la poesia con la musica d’ambiente.

Dove preferisci scattare foto o girare video?

La mia casa di campagna vicino a Torino è il luogo ideale per creare. Ci vado sempre, è il mio rifugio. È un posto magico ricco di ricordi e natura. Ha un’importanza particolare per me, soprattutto perché si trova vicino all’unico mulino a vento olandese in Italia. Il panorama, con alberi di betulla e rocce dall’aspetto vulcanico, è incredibile. Mi dà serenità. Non c’è fretta, il tempo si ferma ed è come se la città non esistesse più. Quando sono lì, i miei pensieri sono più limpidi e riesco a creare.

 

Qual è l’album o la canzone senza cui non potresti vivere? 

La raccolta “The Collection 3.0” di Mina. Trovo che le parole mi rappresentino. È incredibilmente delicata, ma allo stesso tempo decisa. La ascolto quasi sempre quando sono nella casa

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