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la sedia di lilla'

Alberto Fortis – La sedia di Lilla’

Gli Anni Ottanta sarebbero stati meno epici senza Alberto Fortis e la sedia di lilla’. E anche i Novanta. I due decenni successivi li mettiamo da parte perché tanta musica è andata in caduta libera, la qualità si è smarrita e tutto, per chi ha fatto dell’arte una missione, è divenato più difficile.

Ero adolescente quando le canzoni di Alberto Fortis erano la colonna sonora della vita degli adolescenti ed evidentemente per me lo sono state in modo particolare. I miti di quella età restano per tutta la vita e quando di recente l’ho finalmente incontrato, di adolescente avevo ormai dei figli.E per di più’ l’ho anche fotografato,una combo senza paragoni.

Ma le cose non erano cambiate: incontravo comunque un mito. A poco servono l’età e una certa esperienza per motivi professionali: dominare le emozioni in questo caso non si può. E’ così e basta. Una delle mie bandiere musicali dell’adolescenza era un capolavoro, una poesia vestita con un melodia fantastica, un finale orchestrale da brividi: La sedia di lillà.  Si tratta del racconto amarissimo di un uomo che, costretto sulla sedia a rotelle (la sedia di lillà), parla della sua condizione con un amico che va a trovarlo. Ma non ce la fa più a sopportare il peso dell’esistenza e alla fine cede. L’immagine finale è una delle più indelebili lasciate dalla musica italiana.Ecco qualche scatto realizzato con Alberto e l’intervista fatta da RollingStone su questo momento molto particolare che stiamo vivendo.|

la sedia di lilla'

La sedia di lilla’ – Alberto Fortis

The Eighties would have been less epic without Alberto Fortis. And also the Nineties. The next two decades we put them aside because so much music went into free fall, the quality was lost and everything, for those who made art a mission, became more difficult.
I was a teenager when Alberto Fortis’ songs were the soundtrack of adolescent life and evidently for me they were in a particular way. Myths of that age remain throughout my life and when I finally met him recently, I had children as a teenager, and I also photographed him, an unparalleled combo.
But things hadn’t changed: I still encountered a myth. Age and some experience for professional reasons are of little use: in this case it is not possible to dominate emotions. It’s just like that. One of my adolescent musical flags was a masterpiece, a poem dressed in a fantastic melody, a chilling orchestral ending: The lilac chair. This is the most bitter tale of a man who, forced into a wheelchair (the lilac chair), talks about his condition with a friend who goes to see him. But he can’t take the burden of existence anymore and in the end he gives in. The final image is one of the most indelible left by Italian music. Here are some shots taken with Alberto and the interview made by Rolling Stone on this very particular moment we are experiencing. |